La paura del dentista è un problema mondiale di considerevole importanza. Si stima che negli Stati Uniti venti milioni di persone evitano i controlli dal dentista a causa della paura. Per queste persone la paura è una situazione più lesiva che le carie dentali o la malattia paradontale, ed è il primo ostacolo nel raggiungimento della salute orale perché il rifiuto di controlli dal dentista spesso sfocia in patologie orali importanti. Di conseguenza, questi pazienti ricorrono al dentista in situazioni di crisi, come dolore, gonfiore, infezioni acute o necessità di grandi riabilitazioni.
A questo punto il dentista non può concentrarsi sulla loro salute orale senza prima abbattere in qualche modo la barriera creata dalla paura del paziente e tentare di ignorare tale barriera porta il dentista a una situazione di stress e grande frustrazione e spesso aumenta il livello di ansia del paziente.
Un recente sondaggio indica che il 57% dei dentisti considera il “paziente difficile” come la situazione di maggior stress nella pratica lavorativa. È chiaro che sia per il dentista che per il paziente la paura è vista come una sindrome importante che necessita di trattamento. Nel senso che ogni qual volta il dentista si relazione con un paziente ansioso deve essere considerata come una situazione di emergenza, non di emergenza dentale, ma di emergenza sentimentale.
Per il dentista assistere un paziente ansioso può essere un gran frustrazione fino a quando non è pronto a affrontare tale problema con esperienza.
Il dentista ha vari modi di aiutare il paziente ansioso: l’uso di farmaci è il modo più tradizionale; le tecniche di sedazione attraverso l’inalazione di gas, iniezioni endovenose o intramuscolari sono state insegnate per anni nelle università e nei corsi post laurea. Tali tecniche son ben protocollate, gli obiettivi sono chiari e i dentisti son fiduciosi della loro efficacia. Tuttavia bisogna riconoscere che la sedazione con farmaci non riduce o elimina l’ansia ma la aggira temporaneamente. Questo sistema è valido per permettere al dentista di realizzare il trattamento abbassando lo stato di attenzione del paziente e creando una situazione di temporanea tranquillità.
Un altro approccio viene offerto dal trattamento della sindrome ansiosa, che richiede varie tecniche con le quali la paura viene eliminata o ridotta significativamente attraverso un processo di riapprendimento. Questo processo è il risultato della interazione paziente-dentista mirata a questo scopo. Il trattamento dell’ansia è basato su un semplice sistema di tecniche comportamentali mirate al raggiungimento dell’obbiettivo con la massima efficienza e il minimo spreco di tempo. Per iatrosedazione si intende l’atto di indurre uno stato di calma nel paziente attraverso misure comportamentali dell’Odontoiatra. La parola è composta combinando “iatro” (pertinente al sanitario) e sedazione (l’atto di indurre la calma). Le misure comportamentali comprendono un ampio spettro di comunicazione verbale e non-verbale.
Nel trattamento dell’ansia del paziente, l’approccio iniziale sarà sempre la iatrosedazione riducendo la paura ai minimi livelli. Solo se questo non fosse sufficiente si può ricorrere alla sedazione farmacologica, ovvero l’atto di indurre tranquillità attraverso l’utilizzo di farmaci, come precedentemente scritto.
Le componenti della iatrosedazione sono: il colloquio iatrosedativo e il sondaggio clinico.
Il colloquio iatrosedativo è iI primo incontro tra Odontoiatra e paziente: si tratta di un’intervista, nel corso di questa il paziente dimostra verbalmente e non verbalmente il suo stato di ansia. Il colloquio è mirato a identificare la causa della paura, eseguire una diagnosi e iniziare il trattamento. Normalmente questo colloquio non completa il processo di riapprendimento nel quale l’ansia sparisce o si riduce ai minimi livelli. Questo accade durante la seconda fase ovvero il sondaggio clinico. Il primo sondaggio clinico è cruciale e si definisce come “linea di fuoco”. Il paziente e il medico si confrontano su cosa il paziente percepisce come pericoloso e il comportamento del dottore deve essere strutturato con tecniche cliniche che diano la sensazione di massima sicurezza al paziente. Spesso questo primo confronto fa scendere il livello di paura fino a un livello accettabile; se questo non dovesse succedere i colloqui successivi continueranno a far diminuire lo stato d’ansia. Il motivo per cui i pazienti potrebbero rifiutare una sedazione farmacologica, che deve essere lasciata come seconda opzione potrebbe essere dovuto alla paura di usare farmaci da inalare perché immaginano di soffocare; altri hanno paura di perdere il controllo attraverso l’uso di farmaci endovenosi; altri rifiutano l’utilizzo di farmaci di ogni genere.
In questo contesto la iatrosedazione acquista un’importanza notevole perché è mirata a ridurre o eliminare gli stati di grande ansia attraverso un processo di nuovo apprendimento. La conoscenza dei paradigmi di apprendimento è essenziale per l’uso efficace della tecnica di iatrosedazione. Allo stesso modo, è importante comprendere il significato che il paziente dà al comportamento del medico in tutti gli aspetti della cura odontoiatrica. I pazienti timorosi richiedono un particolare tipo di comportamento da parte dei medici, poiché questo è determinato ad avere una forte influenza sui livelli di paura e di stress dei pazienti.
La comunicazione verbale, insieme alla comunicazione non verbale empatica avvierà un sentimento di fiducia e se la fiducia viene mantenuta e successivamente rinforzata dai seguenti colloqui iatrosedativi, la paura può essere eliminata perché la paura scompare con la fiducia nel proprio dentista. Con i pazienti timorosi, la tecnica operativa deve essere semplice ma precisa. Da qui la necessità di formare operatori coscienti e scrupolosi.
In prima analisi riprende l’importanza che merita il concetto di ascolto attivo, un ascolto attento che richiede concentrazione, disciplina e una dimostrazione intenzionale del comportamento del sanitario; in seguito verranno empatia e dichiarazione empatica di supporto per continuare con un processo di controcondizionamento. Anche il comportamento clinico deve essere iatrosedativo, perché le comunicazioni verbali e non verbali sono in realtà inseparabili e la funzione fondamentale della comunicazione non verbale è la trasmissione di sentimenti. L’uso sapiente dell’espressione facciale, la voce, e il corpo si tradurrà in una postura di coinvolgimento. Questo è il mezzo che comunicherà se siete veramente coinvolti con il paziente. I segnali non verbali che si inviano serviranno per verificare le parole di preoccupazione, sostenere o smentire. Il più ricco sistema di segni dell’uomo è la sua testa e il viso, quindi la voce e il corpo hanno quasi tanto valore come il volto nella comunicazione non verbale, hanno un ruolo potente nella creazione di un clima empatico. L’imparare ad usare un sistema empatico renderà il nostro compito anche più etico, rifacendosi al concetto di circolarità fra medico e paziente; richiederà un continuo interrogarsi sul modo di essere, utilizzando una comunicazione efficace con domande e risposte, mantenendo una giusta distanza e il rispetto delle libertà reciproche, contrapponendosi a quel progresso della tecnologia che ha fatto perdere alla medicina intera una funzione essenziale, quella dello spirito, della comprensione del vissuto, dell’arte della cura che si giovava della mediazione dello spirito.